Affinato nell'acqua di lago, tappo di zucchero e
"green":
i modi alternativi di fare vino
Dall'etichetta fatta di fieno che salva gli alberi al vino
scomponibile, da quello invecchiato nelle acque del lago a quello che matura in
miniera, dai tappi di zucchero a quelli che diventano gioielli, fino alle
bottiglie con il termometro incorporato o con la carta d'identità digitale,
all'archeo-vino e ai bianchi e rossi ottenuti dai nuovi vitigni
"green".
Sono alcune delle novità 2019 che fanno tendenza nel mondo
del vino, presentate per la prima volta a Casa Coldiretti al Vinitaly allo show
room delle curiosità dalla vigna al bicchiere.
La Cantina di Venosa (Potenza) ha ideato la prima etichetta fatta con il
fieno coltivato in azienda invece che con la carta, una soluzione totalmente
sostenibile che punta sull'economia circolare per rendere realmente
"green" le bottiglie di Aglianico del Vulture Doc.
Viene, invece,
dalla Puglia, con la società vinicola "Otri del Salento" di San
Pancrazio Salentino (Brindisi), l'innovativo vino scomponibile, mini bottiglie
di vetro da 25 centilitri che, messe ad incastro una sull'altra, formano
un'unica bottiglia con 3 tipologie di vino diverse.
Ma c'è chi ha ideato forme di invecchiamento alternative
alla classica cantina, per dare al vino valori organolettici e caratteristiche
assolutamente unici. Un esempio viene dall'azienda agricola Monte Due Torri di
Genzano (Roma) che mette a maturare per uno o due anni spumante e vino rosso
sul fondo del lago di Nemi.
"Riposa" poi addirittura sotto il lago
ghiacciato di Levico lo spumante Lagorai prodotto dalla cantina Romanese, in
provincia di Trento. Duemila bottiglie che passano l'inverno chiuse in 4 gabbie
d'acciaio a 20 metri di profondità.
Non manca neppure chi ha preferito la
montagna per l'invecchiamento del proprio vino. E' il caso della Cantina Tramin
che per sette anni fa maturare il suo Gewürztraminer in una delle gallerie
dell'ex miniera di Monteneve, a 2000 metri di quota, tra le Valli di Ridanna e
Passiria, in Alto Adige, a 450 metri di profondità.
Ha puntato, invece, sulla
tradizione antica di conservare il vino nelle anfore di terracotta – prosegue
Coldiretti – Francesco Gabriele Bafaro, giovane agricoltore-archeologo di Acri,
in Calabria. Per il suo archeo-vino Acroneo ha ricostruito il processo di
vinificazione usato nel Bruzio, l'antica Enotria.
E in anfore di terracotta da
800 litri, create dai mastri artigiani fiorentini, viene conservato all'Isola
d'Elba anche il vino della Cantina Arrighi.
La cantina di Valdobbiadene Canevel, nel Gruppo Masi, ha ideato il
metodo di spumantizzazione "Seta'ge", che nasce dalla fusione delle
parole "seta" e "perlage" e consiste nell'ottenere
bollicine sottili ed eleganti come la seta, mentre a Perugia le Cantine Goretti
hanno inventato un'etichetta che cambia colore in base alla temperatura,
facilitando il giusto abbinamento ai piatti.
Hanno addirittura un microchip le
bottiglie dell'azienda Madonna delle Macchie, di Castiglione in Teverina
(Viterbo). Grazie a una app, basta avvicinare lo smartphone per avere tutte le
informazioni sul vino: dalla raccolta delle uve, alle fasi di vinificazione,
alla certificazione, imbottigliamento.
Alberto Marsetti a Sondrio ha, invece,
dotato il suo pregiato Sfursat della Valtellina di una carta d'identità
digitale che racconta la storia e le peculiarità di ogni singola bottiglia. L'innovazione
è anche green.
Nel Bergamasco – continua Coldiretti - l'azienda agricola "Nove Lune"
coltiva vitigni resistenti alle malattie che eliminano del tutto o quasi l'uso
di trattamenti chiamati super-bio, da cui nasce un vino ancestrale, ottenuto da
una antica tecnica di vinificazione. In questo modo il bianco prodotto rimane
torbido naturale.
Puntano sui vitigni resistenti anche l'azienda agricola
Pravis, la cantina in verticale della giovane Erika Pedrini a Trento, e a
Padova l'azienda agricola Parco del Venda di Vò Euganeo (Padova).
L'impatto
ambientale si riduce anche con i primi tappi di zucchero, chiusure ideate dalla
PlantCorc di Vinventions, realizzate utilizzando un polimero plastico derivato
dalla canna da zucchero.
Ma l'economia virtuosa si costruisce anche con il
riciclo, che diventa addirittura prezioso – conclude Coldiretti - come nel caso
di Alessandra, viticoltrice veronese, per tutti "Madame Zamuner" che
usa le capsule del suo spumante per realizzare orecchini, pendagli e bracciali,
assieme all'artigiano orafo vignaiolo Giò Patuzzi.
Fonte e Testo: Cronache di Gusto
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