domenica 23 dicembre 2018

Riflessione post-lettura






Riflessione dopo aver letto L'anima del vino toscano di 
Massimo Rustichini

“La piscina ha rubato l’anima dell’acqua”.  Così  inizia, nella prefazione, il libro di Massimo Rustichini L’anima del vino toscano.
l riferimento è alla contrapposizione di un bagno in mare, “un po’ mosso per prendere i cavalloni”.

“Provo ora a trasferire questo concetto nel mondo del vino. Non immaginate neppure lontanamente a quanti vini sia stata sacrificata l’anima sull’altare della presunta modernità che tutto uniforma e tutto appiattisce”.

Un percorso nella Toscana dell’autore alla ricerca dei vini che emozionano. 
La vita di Massimo, nello scorrere le pagine del libro, sembra prendere quel senso diverso fino a risplendere nella narrazione delle aziende.  

Il crepuscolo delle epoche, delle mode, niente ha a che vedere con quanto è descritto nella ricerca di quel piacere, che si teme di perdere per sempre e che l’autore ritrova in quell’anima del vino che ancora esiste e rimane al centro del suo progetto.

Storie, racconti, ricordi che solo un Uomo del Vino, come Massimo Rustichini, può raccontare e tramandare alle nuove generazioni di appassionati frastornati da spot che rispondono solo al business.

Certo il vino va anche venduto e la vendita moderna risponde a numeri, canoni e sistemi particolari. Questo libro ci porta in un’altra dimensione, quella dei sogni, alla ricerca di quell’anima che per primo Charles Baudelaire riuscì a portare in versi.

Servono ideali per la ricerca dei giusti valori: l’innamoramento e il coinvolgimento nel mondo del vino ha bisogno della conoscenza di certe realtà. 
Così come Massimo Rustichini riesce a trasmettere nella lettura, pagina dopo pagina, del suo L’anima del Vino Toscano. Chapeau.

Urano Cupisti



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