Ancora tanto da fare per rivalutare il Rosato Italiano.
Questa la strada?
D’accordo nel chiamarlo Rosato: il Rosé è tutt’altra cosa.
Pensiero d’Eretico.
Il patto per il rosato da uve autoctone: al Vinitaly
l'accordo tra 5 consorzi
È stato siglato a Villa Carrara Bottagisio di Bardolino (VR)
il Patto d'Intenti per la valorizzazione del vino rosato autoctono italiano.
Arriva così ad un atto formale un rapporto di amicizia e
collaborazione avviato negli ultimi mesi tra i Consorzi di tutela del Chiaretto
di Bardolino, Valtènesi, Cerasuolo d'Abruzzo, Castel del Monte e Salice
Salentino.
Sono i territori che da sempre esprimono una particolare
vocazionalità nella produzione di vini rosati e che costituiscono oggi i
capisaldi a menzione geografica ottenuti da uve autoctone.
Il Patto
è stato sottoscritto da Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio del
Bardolino (che assumerà il ruolo di capofila del progetto), Alessandro Luzzago,
presidente del Consorzio Valtènesi, Eugenio Manieri direttore del Consorzio del
Salice Salentino e Valentino Di Campli presidente Consorzio vini d'Abruzzo,
riuniti di fronte al sindaco di Bardolino, Ivan De Beni.
La firma di Francesco
Liantonio, presidente del consorzio di Castel del Monte, temporaneamente
impossibilitato, è stata aggiunta in seguito.aggiunta domani a Vnitaly.
Con il patto gli organismi consortili si impegnano ad una
promozione unitaria delle loro produzioni, sia in Italia che all'estero, con lo
scopo di arrivare presto alla costituzione di un Centro del Rosato Autoctono
Italiano.
Fonte e testo in parte di C.d.G.
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