Le notizie che passano inosservate: fonti di preoccupazione per il mondo del Vino.
L'allarme lanciato da Giovanni Busi Presidente del Consorzio Vino Chianti
Possibile esclusione dai fondi europei per chi ha già svolto
attività promozionali
Il Consorzio Vino Chianti lancia l’allarme: dall’Ue rischio
stop per la promozione in USA e Cina
Il presidente Busi: “Un’assurdità con danni incalcolabili, è
ora di alzare la voce”
Firenze, 23 aprile 2018 - Stop alla promozione in paesi
chiave come Usa e Cina per i prossimi 5 anni. L’Italia del vino rischia di
essere esclusa dai fondi Ocm (Organizzazione Comune Mercato vitivinicolo) e
quindi dai programmi europei di
promozione all’estero per i prossimi 5 anni a causa di un’interpretazione di
una norma richiesta dalla Spagna e che ha generato il panico: nella
programmazione 2018-2023 i produttori vinicoli europei non potranno accedere ai
programmi di promozione in quei paesi dove si sono svolte attività da 5 anni
“Una follia - dichiara Giovanni Busi, presidente del
consorzio Vino Chianti - Un’assurdità. Tutti gli amministratori e i politici
devono alzare la voce e tutelare gli interessi del vino italiano. Non essere presenti
nei mercati importanti ed emergenti nei prossimi anni significa perdere la
possibilità di consolidare la presenza del made in Italy in aree dove ci stiamo
affermando: un danno incalcolabile per
il settore con conseguenze drammatiche per tutto il sistema economico
nazionale”
Questa doccia fredda arriva proprio nel momento d’oro
dell’export italiano, quando finalmente i vini italiani superano la Francia in
Usa e la Spagna in Cina, piazzandosi rispettivamente al primo e al quarto
posto. I numeri sono stati diffusi in occasione del Vinitaly di Verona. Nello
specifico: negli Usa, l’Italia segna un aumento del 3,8% a gennaio-ferraio 2018
, contro il 3,4 % della Francia; sulla Cina, l’Italia si distingue per una
delle migliori performance, soffiando il quarto posto alla Spagna nella
classifica dei top importer cinesi, con una quota di mercato del 7%, un valore
delle vendite a gennaio-febbraio che supera i 30 milioni di euro e un incremento del 34,7% sui valori
annui.
“E’ un momento fondamentale per l’export del Chianti e in
generale per tutto il vino italiano -
continua Busi - La programmazione deve essere fatta nel lungo periodo,
ben oltre i 5 anni. In un paese come la Cina, in 5 anni non costruisci niente,
ne servono altri 5, se non 10 anni per affermare il nostro prodotto in maniera
definitiva e consolidarne la presenza. Impedire l’accesso ai fondi europei e
quindi bloccare di fatto la promozione in questi paesi significa assumersi la
responsabilità di un calo delle vendite e di una perdita inestimabile per il
made in Italy all’estero. E’ semplicemente assurdo, è ora di alzare la voce”
Testo e Fonte: Lorenzo Galli Torrini per Consorzio Vino
Chianti
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