Chianti Classico Collection, quello del Gallo nero.
Chianti Classico Docg 2016, ottimi vini di gran livello. Chianti Classico "Riserva" 2015, eccellenti vini espressione di una annata 5 stelle. E le Gran Selezioni 2015? Meglio delle 2014 ma vini "senz'anima".
Lo dico con tutta sincerità: La Gran Selezione del Chianti
Classico non l’ho capita. O forse l’ho capita davvero.
L’intenzione è quella di valorizzare il “top” della produzione
vinicola, diretta espressione dell’azienda, quindi di una filiera autarchica. la
nuova versione mira a enfatizzare quella parte di produzione certificabile come
“top”. Parola di Presidente del
Consorzio.
Però a più di uno si è storto il naso nel tempo. David Berry Green
(mercante di vino in Londra), citato da Decanter.com, disse alla prima uscita
che l’operazione altro non è che un “aggiustamento burocratico” (una specie di
arrangiamento), senza che ciò aggiunga una reale valore al prodotto.
Secondo
quanto detto allora da Green questa politica potrebbe non pagare, perché non
prevede un’accurata e rigorosa delimitazione dei vigneti, alla ricerca di una
possibile identificazione di Grand o Premier Cru, oppure di Vigne, combinando
la cosa con lo studio della unicità geologica dei terroir del Chianti Classico,
che dovrebbero diventare il cuore delle differenze stilistiche tra un comune e
l’altro.
Credo che le previsioni di David Berry Green e altri uomini
di vino si stiano avverando.
Il Chianti Classico Docg continua ad avere il suo fascino e
le “riserve” continuano a ricoprire il ruolo di “top”.
E le Grandi Selezioni?
Ottimi vini costruiti per il “mercato
a stelle e strisce” che non giustificano il target di prezzo.
Gli assaggi alla Leopolda della vendemmia 2015 (eccellente vendemmia in
generale) non mi hanno “scosso” come atteso.
Buoni vini ma “senz’anima”. Senza
la vera anima del Chianti Classico.
Nessun commento:
Posta un commento