E se gli ogm facessero bene
di Daniele Cernilli Doctor Wine 26-02-2018
Le attuali ricerche dimostrano che gli ogm non fanno male
alla salute, anzi. Quali argomenti seri e documentati - non ideologici - si
possono opporre a queste dimostrazioni scientifiche?
Leggendo l’articolo di Silvia Bencivelli su La Repubblica di
venerdì 16 febbraio sono letteralmente sobbalzato dalla sedia. Il titolo già
era molto chiaro “Parola agli scienziati, il mais ogm è sicuro”.
La sostanza
della questione è a dir poco sorprendente.
“Dopo ventuno anni di ricerche
condotte da scienziati di tutto il mondo su coltivazioni di Asia, Europa, Stati
Uniti, Sud America, Africa e Australia, sintetizzate su Scientific Reports da
un gruppo di scienziati della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di
Pisa” scrive la Bencivelli, è stato appurato che “no, il mais ogm non è
pericoloso per la salute”.
Lo conferma anche Roberto Defez, biotecnologo del Cnr e lo
sostiene a chiare lettere il professor Michele Morgante che insegna genetica
all’Università di Udine, che dice “questa ricerca non dimostra che gli ogm non
fanno male, dimostra che fanno bene”. Alla salute, perché con quelle coltivazioni
si elimina l’attacco delle fumonisine che rendono il mais inadatto
all’alimentazione umana. E all’economia e all’ambiente perché si evitano un
sacco di trattamenti alle coltivazioni.
Incredibile, no? Se fosse vero, e tutto sembrerebbe
confermarlo, pensate un po’ a tutti quelli che negli ultimi anni hanno preso
posizioni durissime contro l’introduzione degli ogm in agricoltura, ipotizzando
veri cataclismi se non fossero stati evitati rigorosamente. E se il problema
non fosse più quello dei possibili danni alla salute e all’ambiente, quali
sarebbero ora le controindicazioni? Il mais ogm non è più coperto dal copyright
delle multinazionali da tre anni, viene anche detto. Quindi non bisogna più
pagare royalties per utilizzarlo.
Certo, c’è una questione aperta ed è la difesa delle
biodiversità. Ma siamo sicuri che rinunciare ai risultati della ricerca sia
l’unica strada percorribile?
Sono solo domande quelle che mi faccio e credo che molti se le potrebbero fare come me. Attendo
con ansia controdeduzioni. Su La Repubblica scrive spesso anche Carlo Petrini,
fondatore e maitre à penser di Slow Food, da sempre fieramente schierato contro
gli ogm, mi aspetto che scriva qualcosa in merito. E penso anche alle posizioni
di associazioni come la Coldiretti, qui in Italia.
Aspetto i loro pareri tesi a controbattere, a contestare nel
merito quanto gran parte della scienza ufficiale sta iniziando a sostenere. Per
dimostrare che ci sono ragioni serie e altrettanto documentate che si possono
opporre, e non solo posizioni ideologiche e di principio. Per dirci che c’è una
scienza diversa, insomma, ammesso che ci sia. Altrimenti credo che sia
legittimo chiedersi su cosa si basava la loro contrarietà.
Ma non voglio trarre conclusioni affrettate, resto in attesa
con ansia, non ritenendo sufficienti le considerazioni dell’attuale presidente
di Slow Food che parla di difesa della “democrazia” (cosa che va ben al di là
di questi argomenti) e di “sovranità alimentare”, cioè di scelte politiche che
dovrebbero essere fatte senza tener conto del progresso scientifico e senza
rispondere nel merito a questioni che andrebbero affrontate nel loro complesso,
pensando a scenari futuri, e non soltanto a questioni che sanno un po’ troppo
di ideologia precostituita e tendenzialmente antiscientifica.
Pubblicato sulla pagina di Facebook di Daniele Cernilli, Doctor Wine.
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