giovedì 18 maggio 2017

Chiacchierata con Davide Giannoni della Fattoria Valdrighi



Visita alla Fattoria Valdrighi
Montecarlo di Toscana

“La Fattoria è stata fondata nel 1939 dal nonno di mia moglie Athos Valdrighi”.



 È cominciata così la “chiacchierata” con Davide Giannoni  divenuto  recentemente  responsabile aziendale a  tempo pieno della Fattoria Valdrighi.

Dopo un percorso diverso e intrapreso una formazione vinicola, ha preso in mano le sorti della Fattoria ad una condizione: condurre una trasformazione senza rinnegare il passato.



Oggi i vigneti si estendono su circa 3 ettari intorno alla masseria di proprietà sul lato sud-ovest della collina di Montecarlo.

L’allevamento principale è costituito da Sangiovese e Trebbiano senza dimenticare Merlot, Syrah, Vermentino e Sauvignon Blanc.
Rese molto ragionevoli (mediamente 50 hl su ettaro per 20.000/23.000 bottiglie l’anno).

Osservo le regole dell’agricoltura biologica anche se non ho la certificazione”.
Musica per le mie orecchie: il Vino prima di tutto deve essere buono!

“Nel corso del 2016 sono state gettate le basi per due nuovi vini: un Merlot in purezza e un Bianco dove il trebbiano sarà accompagnato da altre uve non ancora scelte”.

Sono in corso prove con chardonnay, sauvignon blanc e vermentino. Sono già pronti i nomi e le etichette. Ma certe scelte sono importanti da fare senza fretta  perché lanciare nuovi vini sul mercato è l’immagine aziendale che ne dovrà  trarre vantaggi, utilità e interesse.



“Fino ad oggi le vinificazioni sono state fatte tutte in inox a temperatura controllata. Domani chissà… qualche barrique… forse”

Da sempre i vini hanno seguito i canoni della tradizione montecarlese: freschezza, rigore, ricerca di una vinosità pura. 
L’esperienza del 2014 è stata la chiave della svolta. Capire che, con tecniche diverse in cantina, si possono ottenere risultati diversi. Dall’emergenza (2014 giocoforza) alla progettualità futura per nuove esperienze al passo con le richieste del mercato.

È stata la vendemmia 2014, difficile, problematica, che mi ha aperto ad interventi di miscelazione per salvare quanto prodotto. Al vino che si è presentato, al momento della svinatura, scarico nel colore, senz’anima, ho fatto svolgere un “ripasso” sulle vinacce di merlot ottenendo un prodotto con un naso più dosato, un ingresso al palato soffice e meno vinoso. Forse manca l’eleganza. Pazienza. L’annata è stata salvata anche se i presupposti per la longevità sono venuti meno”.



Sarà, a mio avviso, il “Per Clara”, dedicato alla nonna, moglie del fondatore Athos, il vino “cru” aziendale. Quell’aggiunta del 20% di Prugnolo gentile, affinato per 12 mesi in barrique, ad un mix di Sangiovese/Syrah, già da adesso ne fa la differenza.

Visita del 18 maggio 2017


Urano Cupisti










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