C'è il via libera dall'Unione europea: sì al Prosecco Rosé.
Prime bottiglie a fine dicembre
"Le bollicine più famose al mondo" ( è vero, lo champagne è tutt'altra cosa: è
perlage) possono ora vantare un ulteriore riconoscimento ufficiale.
La Doc Prosecco, dunque, da oggi potrà esportare l’ultimo
nato di famiglia, il Prosecco Doc Rosé, tanto atteso dai principali mercati del
mondo (sic!) al punto che la stragrande maggioranza delle bottiglie prodotte era già
stata prenotata prima ancora di uscire dalle autoclavi dove il disciplinare di
produzione le impone un affinamento di almeno 60 giorni prima di essere messa a
disposizione del consumatore.
"Infatti - conferma il presidente Stefano Zanette - dei
486 milioni di bottiglie prodotte, circa il l’80% di esse prende la via
dell’export e, grazie al riconoscimento europeo, si stima che le vendite
troveranno maggiore stimolo e vigore in questo ultimo trimestre del 2020. Mi
congratulo con quei produttori che si sono dimostrati prontissimi ad afferrare
questa opportunità, impegnandosi fin da subito per non farci cogliere
impreparati”.
Dopo questo importante quanto atteso traguardo, il Consorzio sta già guardando al futuro.
In settimana infatti, verranno avviati i primi
test tesi a definire le tipologie da riservare ai produttori del territorio
triestino e in particolare alla menzione Prosekar (termine sloveno
ad indicare le produzioni da vitigno glera nei dintorni della cittadina
Prosecco alle porte di Trieste, che rivendica la paternità del nome Prosecco. ndr).
Un’opportunità che guarda a un territorio dalle indubbie potenzialità, da condividere con un numero sempre maggiore di produttori locali.
“Eccallà”, ci ri-siamo. Un’altra
battaglia che ricorda quella con gli ungheresi per il Tokaj.
Fonte: Cronache di Gusto, osservazioni in neretto dell’Eretico
del Vino.
Nessun commento:
Posta un commento