giovedì 2 luglio 2020

È ancora il tempo degli archi e delle frecce.






Il comune di Asti torna a chiedere di essere inserito nella zona di produzione del Moscato d'Asti Docg.

Lo ammetto: davo per scontato che Asti ne facesse parte. Un Consorzio del Moscato che porta il glorioso nome di una delle zone maggiormente vocate del patrimonio vitivinicolo italico ancora deve discutere, tramite l'associazione Comuni del Moscato,  se accettare o no il territorio del Comune di Asti nella Docg.

Lo riferisce l'associazione Comuni del Moscato. "Nella recente riunione del consiglio direttivo dell'associazione - si legge in una nota - si è aperta una finestra sul passato, discutendo nuovamente, dopo tanti anni, della questione". 
L'occasione è stata data da una recente dichiarazione del Comune di Asti che ha nuovamente manifestato, in un incontro in videoconferenza a cui hanno partecipato anche il Consorzio di tutela, Coldiretti e Confagricoltura, la volontà di far parte del territorio del disciplinare. 

"La posizione dei sindaci dell'associazione è stata netta - sostiene il presidente dell'associazione Comuni del Moscato, Alessio Monti - si è assolutamente contrari a questa idea che il Comune di Asti ha rispolverato".

Ecco l'assurdità del comunicato:

"se si vogliono cercare delle motivazioni, si possono ricordare quelle già espresse nel tempo passato" quando la querelle era stata accesa. 

"Esiste una difesa delle regole, dei giusti principi e dei caratteri storici e culturali che identificano l'attuale territorio di produzione - prosegue - si tratta di difendere i diritti e il lavoro dei produttori dei 51 Comuni delle province di Alessandria, Asti e Cuneo che oggi fanno parte del disciplinare, anche contro una eventuale non voluta estensione di produzione".

Sì però usano il Marchio Moscato d’Asti.    Assurdo e mero campanilismo!!! (ndr).

Fonte e parte del Testo di Cronache del Gusto




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