Kit per fare il vino in casa o in viaggio!
Rettifica Europea, ma non basta!
È un primo passo. Molte cose devono essere capite dai
burocrati di Bruxelles. Non si può fare di ogni erba un fascio. Leggere
attentamente.
Marcia indietro dell'Europa: origine delle uve nelle
bottiglie prodotte con vitigni cosiddetti internazionali (già qui dovremmo stabilire diverse cose)
La Commissione ha rettificato il testo del regolamento sul
vino per assicurare l'indicazione di origine delle uve nelle bottiglie prodotte
con i cosiddetti vitigni internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet,
Sauvignon e Shiraz).
Lo rende noto la Coldiretti che esprime soddisfazione per
l’accoglimento delle proprie richieste con la rettifica del regolamento della
Commissione del 17 Ottobre 2018 ma chiede anche che, per coerenza,
l’indicazione di origine venga estesa a tutti gli spumanti.
Per fermare il
falso Made in Italy una misura analoga deve essere adottata anche per gli
spumanti generici dove viene indicato in etichetta solo il Paese dove avviene
la spumantizzazione, ma non quello dal quale provengono le uve.
Occorre impedire l’inganno dell’importazione di mosti e vini
stranieri da utilizzare in Italia per la produzione di “bollicine” da vendere
come Made in Italy, senza alcun legame con i vigneti ed il territorio
nazionale.
L’augurio è che si verifichi una inversione di tendenza nelle
politiche comunitarie in un settore già peraltro minacciato da altre decisioni
che non tutelano la qualità del prodotto e la trasparenza verso i consumatori.
E’ il caso, ad esempio, dello zuccheraggio, l’aggiunta di
zucchero al vino che l’Unione europea consente ai Paesi del centro e nord
Europa, ma anche il via libera al vino senza uva con l’autorizzazione alla
produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti
diversi dall’uva come lamponi e ribes molto diffusi nei Paesi dell’Est.
Si tratta di pratiche che in Italia sarebbero punite anche
come reato di frode ma che all’estero sono invece permesse con evidente
contraddizione, favorita dall’estensione della produzione a territori non
sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che con la globalizzazione
degli scambi colpisce direttamente anche i consumatori di paesi con una storia
del vino millenaria.
E l’Unione europea tollera anche la vendita sul mercato
comunitario di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit
che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la
semplice aggiunta di acqua.
Fonte Cronache di Gusto
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