È un Beaufort
ma non è Beaufort.
Petillement Vôtre
L’altra sera al Ristorante Pesce
Briaco di Lucca dell’amico “oste” Andrea Maggi, il carissimo sommelier (Eze) mi
ha fatto assaggiare alla cieca il Millesimato 2011 Petit Beaufort. Devo dire,
ad onor del vero, che sono rimasto perplesso di fronte a questo vino non
riuscendo a collocarlo tra i miei conosciuti.
Come ho “candidamente confessato”
ad Eze non ho osato dire una “corbelleria”. Stavo, pur non convinto, per sparare “è un rosé venuto male di André Beaufort”.
La sorpresa: un vino
effervescente con gradazione bassa (solo 11%), di colore “molto strano” tra un
rosé scarico tendente all’ambrato (mi ha ricordato il colore dell’ambra
lettone) e una sensazione olfattiva tra paglia secca, bucce macerate, nespole
mature e toni dolciastri. Al palato buona le freschezza, carbonica ricca di
effervescenza, ritorni olfattivi evidenti. Insomma rimani colpito da tanta “esclusività”
e cerchi risposte in quelle fermentazioni e conduzioni in cantina.
Conduzione biologica, vendemmia
cento giorni dopo la fioritura (è un “segreto”, non si deve sapere!),
preparazione del Vin Clair, pinot noir 50% e chardonnay 50%, in legno usato
(3-4 passaggio), solo 9 mesi sui lieviti e aggiunta di zucchero d’uva
concentrato.
Qualcuno ha definito Petit
Beaufort millesimé 2011 “una
complicazione olfattiva e gusto-olfattiva”. Condivido l’espressione in
riferimento agli Champagne.
Non la condivido per niente se colloco
questo vino nella sua realtà territoriale. Nessun confronto.
È Petit Beaufort di Alice Beaufort da Pothières. Petillement Vôtre.
Tra qualche giorno l’approfondimento su
Corriere del Vino.it
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