"Produrre vino vuol dire andare contro-natura.
Quello
del contadino? Fa schifo"
“Non si lascia la natura agire da sola, perché se lasci la
natura libera di operare esce fuori l'aceto”.
Oliviero Toscani, il fotografo di fama mondiale e adesso
anche produttore di vini, è il solito.
Non risparmia le provocazioni e dice sempre quello che
pensa. Lo ha fatto anche allo stand di Repubblica al Vinitaly, dove era ospite
di un talk condotto dalla giornalista Alessandra Vitali.
"Il vino del
contadino fa schifo, a meno che non sia fortunato incappando in una annata
buona”, ha detto Toscani per ravvivare subito l'incontro.
Poi ha raccontato la
sua nuova avventura da produttore, spiegando che il vino porta il suo nome,
"perché non ho fantasia, ma in realtà io guardo fare il vino, non lo
faccio in prima persona. E questo perché oggi vinificare è affare di tecnici
specializzati, enologi, agronomi, tecnici della terra. Gente preparata,
insomma”.
Per il fotografo “la produzione del vino sfiora l'andare
contro-natura, perché significa fermare l'uva al momento giusto e gestire i
processi che seguono la raccolta".
"Insomma, non si lascia la natura agire da
sola, perché se lasci la natura libera di operare esce fuori l'aceto".
"Certo,
non possiamo per questo sminuire il ruolo dei processi naturali, anzi; il vino
resta comunque un prodotto non industrializzabile tout court, perché gli
elementi naturali restano quelli che fanno, letteralmente, il bello e il
cattivo tempo. E in maniera indipendente.
E secondo me è più importante la luce
della terra: dove c'è una buona luce, c'è un buon vino”.
Testo e Fonte:
Cronache di Gusto
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