e la risposta non è tardata ad arrivare.
La Grande Industria del Vino non ci sta (come volevasi dimostrare).
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Schenk Italian Wineries "sconfessa" Cotarella:
calo compensato da alta qualità
"I dati del primo semestre 2017 ci consegnano un ottimo
quadro complessivo della nostra realtà, rafforzando la valenza del percorso
intrapreso fino ad ora che ha fatto della qualità e del legame territoriale i
due assi imprescindibili su cui muovere ogni passo.
Il nostro gruppo è
cresciuto a doppia cifra, sia in termini di ricavi che di export, confermando
il trend già registrato nel 2016 e il posizionamento di Schenk Italian Wineries
nel settore vinicolo italiano e internazionale".
Con queste parole Daniele Simoni, Amministratore Delegato
Schenk Italian Wineries, commenta i dati di bilancio dei primi sei mesi del
2017, che vedono, al 30 giugno 2017, ricavi consolidati pari a 54,7 milioni di
euro, con in incremento del 15% rispetto ai ricavi registrati nello stesso
periodo dell'esercizio precedente.
In netta crescita anche il numero delle
bottiglie vendute (+4%), che raggiungono quota 26,7 milioni di unità, e molto
significativi i dati dell'export (+26%), pari a 33,4 milioni di euro.
"I
dati positivi del semestre – aggiunge Simoni – sono accompagnati da quelli non
proprio confortanti relativi alla vendemmia. L'andamento climatico di
quest'anno ha messo in difficoltà la produzione agroalimentare di tutta Europa,
quindi non solo quella del comparto vitivinicolo. In particolare, per quanto ci
riguarda, abbiamo registrato un calo di circa 13 milioni di ettolitri rispetto
al 2016 (da 54 milioni di ettolitri del 2016 a 41 milioni di ettolitri di
oggi).
Si tratta però di un problema circoscritto ai volumi, non alla qualità,
che siamo riusciti a mantenere ad alti livelli grazie ad interventi tempestivi
ed alle importanti escursioni termiche che ci hanno aiutato a preservare
l'integrità dell'uva nonostante il caldo precoce".
Insomma Simoni va
controcorrente le parole che aveva pronunciato qualche giorno fa Riccardo
Cotarella, presidente di Assoenologi che aveva detto che la vendemmia era scarsa e anche di qualità mediocre.
"Alla luce di ciò – conclude Daniele Simoni - si
potrebbero aprire diversi scenari per il consumatore: il decremento del
prodotto a livello europeo potrebbe causare un aumento generalizzato del prezzo
dei vini, con conseguente calo dei consumi o ricerca di un nuovo prodotto
simile ma più conveniente. Possibili altri problemi al comparto potrebbero
venire dall'export: i prodotti italiani, a causa dell'Euro forte, potrebbero
essere 'attaccati' dalla concorrenza estera dell'Est Europa o della California
per i vini bianchi; dell'Australia, Sud Africa o Sud America per i vini rossi.
Noi
siamo però molto ottimisti, e confidiamo che il consumatore rimarrà fedele alla
qualità, riconoscendo e premiando le nostre scelte".
Schenk Italian Wineries fa parte del Gruppo Schenk che, a
più di un secolo dalla fondazione della prima azienda da parte di Arnold Schenk
nel 1893 a Rolle (Svizzera), oggi è titolare di cantine in Svizzera, Francia,
Italia e Spagna, con una solida rete commerciale in Germania, Belgio e Regno
Unito.
La quarta e la quinta generazione della famiglia Schenk continuano a seguire
ogni aspetto del business, dalla gestione del vigneto, 3.500 ettari di
proprietà del Gruppo, alla vendita.
Oggi il gruppo italiano produce oltre 52
milioni di bottiglie.
fonte: Cronache di Gusto
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