La Borgogna in Bianco
al Geco di Lucca
Parlare della Borgogna è sempre
un momento ricco di fascino per la sua complessità ed eccezionalità. Nessun
altra terra vinicola è così complicata, fuori dagli schemi tradizionali. Da
nord a sud, da est ad ovest, dietro all’entusiasmo che ti reca i suoi vini,
trovi le difficoltà nel comprendere le innumerevoli sfaccettature, distinzioni,
regole. Ogni volta che ne parlo aggiungo qualcosa scoperta nell’ennesimo
viaggio calpestando i climat per
coglierne le singole essenze.
L’ultima occasione per parlare di
questa terra magica, eterogenea,
articolata mi è stata data da un amico di grandi bevute, Stefano Bergamini,
presso il Circolo Enogastronomico
Culturale “GECO”, in via
Michele Rosi nel centro di Lucca, recentemente
preso in gestione.
Tema della serata: I Bianchi della Borgogna.
Impegnativo cercare di
accompagnare, con l’assaggio di sei bottiglie, su e giù per i diversi territori,
un certo numero di persone per cogliere le differenze date dai due vitigni di
riferimento a bacca bianca: Chardonnay e Aligoté.
CHARDONNAY. Vitigno dominante che da quelle parti si adatta alle
molteplici variazioni climatiche dando vini dai profumi particolari legati allo
stile di vinificazione. Stile Chablisien, nelle nordiche terre dello Chablis,
fermentazione e affinamento in inox, con nette sensazioni citrine, acide e lo
stile classico della Côte de Beaune dove le scelte del bottaio,il tonnelie, la scelta della provenienza delle barriques hanno
un’importanza primaria svolgendo un
ruolo non trascurabile.
ALIGOTÉ. Vecchio vitigno molto produttivo. Diffuso un po’
dappertutto soprattutto là dove il Pinot Noir e Chardonnay hanno difficoltà a produrre la qualità. Di
difficile eleganza gioca su note gustative di freschezza e sapidità. Diamo a Cesare quello che è di Cesare ricordando
che questo vitigno, all’interno dei territori della Grande Borgogna, dallo
Chablis al Beaujolais, dalla città di Auxerre a quella di Lion, è riuscito a
trovare la sua terra maggiormente
elettiva nella parte Nord della Côte
Chalonnaise, più precisamente nell’AOC
Bouzeron.
Sei vini accompagnati da quattro
piatti particolarmente studiati da Stefano per meglio esaltarne le doti
olfattive e gustative.
Chablis 2014 Domaine Eugenie
Carrion lo Chablis d’ingresso,
vendemmia giovane con le classiche note olfattive di estrazione dai terreni di
argilla calcarea meglio conosciuta come Kimmeridge.
Fresco, fruttato con acidità altissima.
Chablis Premier Cru
Montmains 2014 Domaine Eugenie Carrion. Uve provenienti da una singola
parcella con esposizione verso sud, nel cuore del distretto Chablis. Vino con
un carattere più marcato adatto ad affinare nel tempo.
Un piatto d’ingresso ha
accompagnato i due Chablis: insalata di camembert con mirtillo e ribes.
Bourgogne Aligoté 2011 Domaine Dominique Laurent. Vino proveniente dalla parte est della Côte de Nuit,
assemblaggio di diversi vigneti. Fruttato con mela verde in evidenza, erbaceo e
minerale.
Sfogliatina di pere con fonduta
di raclette è stato
l’abbinamento presentato.
Macon Igé 2013 Jean Claude Boisset. Ci troviamo, con questa bottiglia, nella zona del Mâconnais,
più vicina al fiume Saône. Vino di facile lettura e gradimento, appagante.
Risotto all’anatra fumé e buche
de chevre.
Bourgogne Chardonnay 2014 Chateâu de la Tour de
l’Ange. Un Bourgogne appellation regionale.
Un vino tutt’altro che « base », preciso, definito, ampio.
Poully Fuissé 2014 Chateâu de
la Tour de l’Ange. Vi si trova il carattere del
terroir. Classicità senza compromessi davvero affascinante.
Questi due ultime bottiglie delle
migliori zone del Mâconnais sono state accompagnate da : tagliata di tacchino al lardo di
cinta senese.
Serata altamente didattica alla ricerca dell’intimità bianca di una terra dalla Storia
Secolare.
Ha scritto Camillo Favaro: La strada che porta in Borgogna è un
viaggio nel mio intimo.
Come non condividere, è anche il mio viaggio.
Urano
Cupisti
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