lunedì 30 luglio 2018

Sapevatelo!!!






Invasione di olio tunisino: 
"Stop alla destabilizzazione del nostro mercato"

E’ in atto una vera invasione di olio di oliva dalla Tunisia con un aumento record del 260% delle importazioni nel 2018 rispetto allo scorso anno.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti. L’Unione Europea - dice la Coldiretti - deve respingere al mittente la richiesta del Governo di Tunisi di rinnovare la concessione temporanea di contingenti d'esportazione di olio d'oliva a dazio zero verso l'Unione europea per 35 mila tonnellate all’anno scaduta il 31 dicembre 2017, oltre alle 56,7 mila tonnellate previste dall'accordo di associazione Ue-Tunisia (in vigore dal 1998). 

E’ evidente - denuncia la Coldiretti - il rischio della destabilizzazione del mercato con gli arrivi di olio tunisino in Italia che sono quasi quadruplicati nel 2018, sulla base dei dati Istat relativi al primo quadrimestre che attestano l’importazione di 26,6 milioni di chili. 
Si tratta – spiega la Coldiretti - di produzioni di basso qualità svendute a prezzi insostenibili ma commercializzate dalle multinazionali sotto la copertura di marchi nazionali ceduti all’estero per dare una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori e dei consumatori.

Il 91% degli italiani consuma olio extravergine di oliva con la maggioranza assoluta che considera determinante l’origine italiana delle olive anche se rimane il rischio evidente che olio straniero venga “spacciato” come italiano.

Infatti sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – spiega la Coldiretti – è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte "miscele di oli di oliva comunitari", "miscele di oli di oliva non comunitari" o "miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari" obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva”. 

La scritta, fa notare la Coldiretti, “è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile”.

Fonte: Cronache di Gusto.

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