Abbiate pazienza...arriviamo!
Vendemmia 2017, "anno
difficile".
Uiv traccia il bilancio:
"Sistema burocratico
farraginoso"
Una relazione, quella del
Presidente Ernesto Abbona, che va interpretata in quei passaggi, che diventano veri
messaggi alle istituzioni. I dati e risultati:
-
Perdita della leadership negli Stati Uniti
-
Il Cile ci fa le scarpe in Giappone
Non nascondiamoci dietro un dito.
Il problema non è della vendemmia 2017.
È la mancanza di un vero supporto da
parte del Ministero e del suo responsabile Martina. Ci vogliono i fatti non le
sottomissioni ai vertici europei.
Leggiamo
tra le righe la relazione.
“Un anno sicuramente complesso
che non ci ha risparmiato difficoltà e battute di arresto. Le nostre imprese
hanno risentito molto dell’andamento climatico bizzarro e la perdita della
leadership negli Stati Uniti ne ha incrementato ulteriormente lo stato di
sofferenza".
Con queste parole Ernesto Abbona,
presidente di Unione Italiana Vini, interviene all’ultimo Consiglio Nazionale
Uiv per il 2017, che si è tenuto a Roma.
Molti i temi affrontati, tra cui spiccano in modo particolare: il sistema
autorizzativo, con la presentazione dell’elenco delle proposte promosse da Uiv
indirizzate a Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, e la
chiusura dell’accordo di libero scambio tra Unione europea e Giappone, Paese
strategico per il vino italiano, attualmente troppo gravato da dazi e
difficoltà di penetrazione.
"Abbiamo lavorato duramente per valorizzare le
attività di tutti gli imprenditori vitivinicoli italiani che continuano a
macinare record, soprattutto in termini di qualità.
Sul fronte dell’export,
purtroppo, siamo troppo rallentati da un sistema burocratico e amministrativo
che ci fa perdere in competitività.
La vitalità imprenditoriale e l’eccellenza
delle nostre produzioni, di cui siamo orgogliosi, necessitano del supporto
delle Istituzioni in una logica di sinergia, per dare impulso ad un nuovo modo
di fare business, radicato fortemente sul territorio ma proiettato nel mondo
grazie anche a strategie di sistema studiate ad hoc”.
“Il sistema autorizzativo è un
tema centrale per Uiv, visto che la competitività del vino italiano è dovuta
anche a una ragionata strategia di gestione del potenziale viticolo e alle
scelte intraprese in tale materia a livello europeo, nazionale e territoriale –
continua Abbona - Abbiamo più volte evidenziato che l’attuale quadro normativo
UE presenta numerose criticità, dovute in particolare alla rigidità
nell’assegnazione del potenziale, nonché al meccanismo di salvaguardia.
Le
limitazioni agli impianti stabilite dal sistema autorizzativo non consentono
l’aumento delle dimensioni aziendali e, dunque, limitano lo sviluppo delle
imprese rispetto ai competitor internazionali.
Basti pensare che la superficie
vitata media di un’azienda vitivinicola californiana è di 36 ettari, di una
sudafricana 30 ettari, di un’australiana 30, di una cilena 13,5, a fronte di
1,8 di una italiana. In particolare, la mancanza di flessibilità del sistema
rende impossibile un adattamento dinamico al mercato. In tal senso, auspichiamo
i già sollecitati correttivi al sistema delle autorizzazioni, nell’ambito della
riforma della Pac post-2020”.
Altro tema caldo trattato durante questo
Consiglio Nazionale è stato la chiusura dell'accordo di libero scambio
commerciale tra l'Unione europea e il Giappone, appena annunciato dal
commissario dell'Unione europea Cecilia Malmström, che offrirà un prezioso
accesso preferenziale ai vini dell'Unione europea, smantellerà le barriere
tecniche che attualmente ostacolano il commercio del vino e riconoscerà il
sistema dell'Unione europea di indicazioni geografiche (IG).
Il Giappone rappresenta
un mercato strategico per il nostro vino, il primo nel contenente asiatico.
L’export nei primi 9 mesi 2017 è cresciuto dell’7,8% in volume e del 7,4% in
valore.
Chiediamo che questo accordo venga ratificato in tempi brevi al fine di permettere al nostro
comparto di rafforzare la propria competitività in Giappone, messa in
discussione da altri Paesi, Cile in primis, che hanno stipulato accordi
preferenziali diversi anni prima dell’UE e che, grazie a questi accordi, hanno
aumentato le loro quote export in maniera significativa, a danno soprattutto dell’Italia”.
A Buon Intenditor poche parole
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