Sfogliando il mio Moleskine...
Ricordi, impressioni, dall’ultimo viaggio
“Vinovagando nella Champagne”.
Percorriamo al mattino la N51
(Route National) da Reims verso Sud. Ottobre è tempo di nebbie . Ne usciamo
salendo la Montagne de Reims. Il “village fleuri” di Montchenot ne è la porta
ovest. Terminati i tre tornanti inziamo ad attraversare la foresta dove si
nascondono i “Faux” di Verzy, faggi
particolarmente inquietanti e contorti, che si credeva fossero dimora di
streghe e demoni.
Improvvisamente, superato Champillon la meravigliosa visione
della Marne e della Coteaux-Sud d’Èpernay con l’omonima città.
Siamo nei pressi
di Hautvillers, il paesino famoso per la sua Abbazia dove, all’interno, si
trova la tomba di Dom Perignon.
Ma il nostro obbiettivo, quel giorno, è altro.
Attraversiamo la Marne, superiamo Èpernay e puntiamo dritti su Montmort-Lucy. I
vigneti della Côte des Blancs sulla sinistra diventano curiosi spettatori del
nostro passaggio e i seminativi sulla destra
un caleidoscopio di colori. Continui saliscendi fino ad arrivare nella Vallée
du Petit Morin, l’affluente della Marne nostra destinazione.
Nella sua parte torrentizia, verso
Talus-Saint-Prix, racchiude,come in uno scrigno, i terreni vocati a Pinot Meunier
e Chardonnay. Ci attende la gentile Clemence, moglie di Cyril Jeaunaux,
pionieri della conduzione biologica e biodinamica, con champagne emozionali che raccontano la loro
storia attraverso la comunicazione sensoriale.
Ancora nebbia al mattino pronta
ad accompagnarci verso la Montagne de Reims. Questa volta andiamo a rendere
omaggio all’Abbé Dom Pierre Pérignon
nell’Abbazia di Hautvillers (Villaggio Alto).
Una semplice lapide nera
posta in terra di fronte all’altare centrale “pare che” celi i resti mortali
del famoso Abate chiamato dai confratelli
Dom Pié.
Qui è nato lo champagne
e questo borgo di circa 800 anime ne rappresenta il “centro di tutto”. Accesa
la “candelina” affinchè il “nostro santo” (anche se non esiste la sua
canonizzazione) protegga “Le Berceau du Champagne” (la Culla dello Champagne), percorriamo
l’Avenue Chandon per uscire dal paese.
Subito dopo obbligatoria una breve sosta
in uno slargo lungo lo Chemin du Moulin
dove ammirare “l’Oceano dei Vigneti” così chiamato da un altro Abate,
Dom Almane. “Sulle sue colline, ampiamente diffuse, un oceano di viti il cui
succo farà scintillare i calici con le
loro perle e ai suoi piedi il maestoso fiume Marne impreziosisce il luogo”.
Si prosegue sulla D3 lungo la
Marne e sembra di correre alla velocità delle sue acque fino a Troissy. Passato
il paesino incrociamo la D980, passiamo il fiume e ci dirigiamo verso Nord alla
volta di Passy-Grigny, nel cuore della “valle del Mugnaio”, la vallée de la
Marne quella vocata al Pinot Meunier (il Pinot del mugnaio) chiamato così
perché la parte inferiore della foglia,
il raspo e gli acini sono ricoperti da un sottile strato di cera bianca
(pruina). Il tutto sembra stato infarinato. “Chi va al mulino si infarina”.
Al
centro del paese la C.M. (Coopérative de Manipulation) Dom Caudron che, raccogliendo il variegato mondo dei
piccoli produttori, svolge il ruolo insostituibile nella filiera riducendo i
costi di produzione. È la nostra meta, dove il Meunier viene declinato nelle
diverse versioni: l’eccellenza del fruttato e della morbidezza, parte
integrante di quel liquido seducente chiamato Champagne.
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