La Storia raccontata da una
bottiglia “dimenticata”.
Di un Barolo del 1980, recuperato
dall’amico Alessandro e stappato durante il Banco d’Assaggio “vecchie annate”.
Esempio concreto di quelli che
saranno i prossimi appuntamenti, nel 2017, di “le bottiglie raccontano”.
Perché ogni bottiglia ha la sua
storia, il suo percorso, racchiude in se “l’anima del vino” che vuol
rappresentare.
E così è stato ieri sera durante
il Banco d’Assaggio: Vecchie Annate. Bottiglia non prevista ma quanto mai risultata
la “regina” degli assaggi.
Sicuramente maltrattata durante
la sua vita con i segni evidenti riportati nell’etichetta. Chissà dove è stata
tenuta. Al caldo, al freddo, in orizzontale, in verticale. Spostata
continuamente di luogo. Pare che parte della sua vita l’abbia trascorsa nelle
cabina di un autotrasportatore, dimenticata in un vano porta oggetti. Poi l’attenzione
di Alessandro, il suo recupero, l’indecisione di aprirla o tenerla. Fino a ieri
sera.
Marchesi di Barolo, già Opera
Pia.
Fantastico, affascinante, da
aprire per capire.
Il tappo non tradisce. Esce quasi
intatto. Solo una piccola parte si stacca.
È sceso lentamente nel bevante
mostrando il suo manto colorato di un “vecchio nobile” con le sfumature dal
granato intenso al mattone scuro. Ha danzato nel calice mostrando ancora
virilità lasciando tracce di morbidezze caratterizzate da una ancora discreta
lacrimazione. Al naso intensità finissima con i secondari fruttati che hanno
lasciato il ruolo d’importanza olfattiva agli speziati e alle dolcezze
vanigliate. Nessuna ossidazione in corso. Strabiliante.
Al palato equilibrio ancora
presente con la trama tannica impostata sui “gallici” e i “ellagici” che ci
portano all’affinamento tradizionale, per queste vendemmie, effettuato in
grandi botti di quercia ancorchè di acacia.
Finale “stanco” a ricordare i
suoi 36 anni di vita vissuta “non da Barolo”.
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