"Made in Italy"
Nel mondo del vino in Cina non significa nulla:
solo
l'1 % di ricerche sul vino del nostro paese
La ricerca dell'osservatorio di Business Strategies
"Made in Italy"? In Cina la parola simbolo del
lifestyle perde tutto il suo senso evocativo e vale nulla più del suo
significato letterale.
Lo dimostra il traffico su Baidu, il principale motore di
ricerca del Paese, dove la query "made in Italy" è comparsa in lingua
cinese nell’ultimo mese solo 20 volte al giorno.
Una goccia in mezzo al mare,
se si tiene conto dei 772 milioni di internet user nel Dragone dei record, che
in 10 anni ha registrato un’escalation digitale pari al 268%.
Lo rivela
l’estratto relativo al monitoraggio dell’online della più ampia indagine
dell’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies sul posizionamento del
made in Italy in Cina, condotta in collaborazione con Nomisma Wine Monitor.
Analizzando la verticale sul vino, la parola chiave
"vino francese" (circa 800 ricerche al mese nell’ultimo anno)
registra il doppio di quelle sul "vino italiano".
Quest’ultimo
interessa maggiormente i giovani, con il 63% dei curiosi che è under 40, in
maggioranza (63%) maschi. Tra le province, per entrambe le keyword, è Guangdong
quella in cui si registrano il maggior numero di ricerche, mentre Pechino e
Shanghai sembrano riscuotere maggior interesse verso il vino italiano rispetto
a quello francese. Infine, il monitoraggio sul principale social cinese,
WeChat, rivela come il "vino rosso italiano" risulti essere in ascesa
ma ancora lontanissimo dal competitor francese il cui indice – registrato a
metà giugno - è di 10 volte più alto (33,360 contro 3,182).
L’analisi è stata effettuata nel mese di giugno 2018. Tuttavia
molti dei risultati rappresentati sui social prendono in considerazione anche
gli ultimi 90 giorni antecedenti la ricerca.
Le analisi dei profili degli
utenti su Baidu sono invece relative agli ultimi 12 mesi (giugno 2017 - giugno
2018). Le ricerche sono state eseguite con keyword in lingua originale e in
lingua inglese.
Testo e Fonte: Cronache di Gusto

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